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Bibbia chiusa


LA RIVELAZIONE
di H. E. Alexander





Hugh E. Alexander Quest’articolo è tratto dal Capitolo 4 del Libro "LES FONDAMENTS DE LA FOI" scritto da Hugh E. Alexander



Capitolo 4:
L’insufficienza della religione naturale e la sufficienza della rivelazione divina






1. Origine della religione naturale

2. Iddio parla

2a. Dio rivela Se stesso

2b. Dio rivela agli uomini il loro peccato

2c. Dio rivela le Sue promesse

2d. Dio rivela la fede

2e. Dio rivela la Sua legge

2f. Dio rivela la Sua grazia




1. Origine della religione naturale

L’uomo ha bisogno d’una religione rivelata e, se non conosce la Bibbia o non vi si sottomette, si forgia una religione naturale.

La Bibbia contiene numerose testimonianze a questo riguardo: (Giobbe 38; Salmo 8:4, 5; 104; ecc.)

L’uomo è cosciente della grandezza delle forze naturali e soprannaturali, e dà gloria ad un Creatore, ad un Essere supremo e a un Dio sconosciuto.

Quelli che riflettono si fermano all’origine delle cose, e le meraviglie della creazione esaltano il loro Autore.

Essi credono dunque in Dio, ma si fermano là.

La bellezza e la grandezza del mondo visibile non li conduce oltre.

I pagani che adorano i loro dei, tremano alla presenza dei fenomeni della natura.

Colui che ha creato i cieli e la terra ha parlato: «Le perfezioni invisibili di Lui, la Sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere Sue; ond’è ch’essi sono inescusabili» (Romani 1:20).

La natura è un poema, ma chi m’aiuterà a vivere?

«Io alzo gli occhi ai monti», ma «donde mi verrà l’aiuto?» (Salmo 121:1).

Quest’aiuto non viene dai monti. Essi rivelano la maestà e la potenza di Dio, ma non le comunicano al mio cuore.

Chi m’aiuterà a vivere vittoriosamente? Chi mi darà sicurtà di fronte alla morte? Chi m’insegnerà a vivere e a morire?

La risposta a questo grido del cuore di ogni uomo onesto è che ci occorre una religione soprannaturale, una rivelazione.

2. Iddio parla

Se lo spirito dell’uomo si esprime con parole, Dio, che è Spirito, e che ha creato l’uomo a Sua immagine, non avrebbe Egli la facoltà di esprimersi in modo intelligibile per gli uomini?

Dio ha voluto esprimersi, ha voluto farsi conoscere e ha parlato agli uomini.

«Iddio, dopo avere in molte volte e in molte maniere parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante il suo Figliuolo» (Ebrei 1: 1).
Letteralmente: «Dio ci ha parlato nel Figlio»

Ha rotto il silenzio. S’e rivolto agli uomini. Che ha Egli detto a essi?

2a. Dio rivela Se stesso

Fin dal primo versetto della Bibbia, Dio da un indizio della Trinità, in modo velato, rivelando il Suo Nome di Elohim, nome plurale seguito da un verbo al singolare.

Altrove, in certi casi Dio parla di Se stesso al plurale, ciò che implica anche la Sua triplice natura (Genesi 1: 26; 3: 22; 11:7; Isaia 6: 8; ecc).

(La desinenza in «im» di Elohim è il segno del plurale in Ebraico).

Nel Nuovo Testamento, la Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, è rivelata nella sua pienezza, specialmente nell’Evangelo di Giovanni e nelle Epistole.

Nei passi coi quali il Signore annunzia ai Suoi discepoli la venuta del Consolatore, son menzionate in ognuno di essi le tre Persone divine (Giovanni 14: 16; 15: 26; 16:13-15).

Analogamente in certi passi delle Epistole: (Romani 1:1-4; 8:2,3; Galati 3:11-14; Efesini 1:3-14; 2:14-18; 2ª Corinzi 13:13; 1ª Pietro 1:2; 3:18; Apocalisse 14: 12, 13, ecc.).

2b. Dio rivela agli uomini il loro peccato

Sin dal capitolo 3 della Genesi il peccato dell’uomo è svelato progressivamente nella sua marcia ascendente, fino a che si sia incarnato nell’uomo del peccato (2ª Tessalonicesi 2:3).

2c. Dio rivela le Sue promesse

La prima promessa di Dio è Genesi 3:15, fatta al momento della caduta dell’uomo.

Tutte le altre promesse, che traversano il sacro Volume come una via lattea nella oscura storia della umanità, emanano e dipendono da questa prima promessa, per divenire «sì ed amen in Cristo» (2ª Corinzi 1: 20).

Così, come all’ora della creazione, la luce delle promesse di Dio brilla prima che il sole della giustizia appaia; oppure, impiegando un’altra immagine, l’Antico Testamento è quel firmamento ove scintillano le stelle delle promesse di Dio, in attesa dell’aurora della rivelazione di Gesu Cristo.

2d. Dio rivela la fede

La fede è manifestata fin dal racconto della ubbidienza e del sacrificio di Abele (Ebrei 11: 4).

La vita di fede si rivela nella storia dei patriarchi ai quali Dio ha fatto in anticipo imparare quel che noi comprendiamo con tanta difficoltà, cioè che «il giusto vivrà per fede», verità compiuta nella rivelazione delle Epistole e che si fonda sulla morte e sulla risurrezione di Cristo.
«Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia» (Romani 4:3; Genesi 15: 6).

Dio permise nella vita del Suo servo l’attesa, la prova e delle situazioni che parevano contraddire ogni possibilità di compimento della Sua promessa, alfine di fortificare la Sua fede.

I discendenti dei patriarchi divennero una nazione che fu schiava in Egitto durante circa quattrocento anni.

2e. Dio rivela la Sua legge

Parla in una nuova maniera, con la legge, la «lettera che uccide, il ministerio della condanna» (2ª Corinzi 3: 6, 9).

Quando Dio offrì a Israele d’essere il Suo popolo, questi, dicendo con presunzione: «Noi faremo tutto quello che l’Eterno ha detto» (Esodo 19:8; 24:3,7), si mise sotto verdetto della legge che chiude la bocca agli uomini e li sottopone alla condanna (Romani 3: 19).

Mosè ha terminato la sua opera; ma Israele è sotto la legge ed è condotto da Sacerdoti e re; buoni gli uni, apostati e ribelli gli altri.
Ma durante questo tempo, per bocca dei profeti, la Parola di Dio non cessa di farsi udire, come una luce che aumenta di intensità fmo al giorno perfetto della venuta di Cristo.

2f. Dio rivela la Sua grazia

Egli parla «nel Figlio».

L’Antico Testamento termina con il fallimento d’Israele, e il ritorno di un debole resto a Gerusalemme.

Dopo un silenzio di trecento anni, Dio parla «nel Figlio» che, crocifisso e risuscitato, ci mette non sotto la legge, ma sotto la grazia e sul terreno della fede, quella di Abrahamo, come ce lo dicono le Epistole ai Romani, ai Galati e agli Efesini.


La venuta del Figlio di Dio, la perfetta salvezza che Egli ha acquisita per il peccatore morendo sulla croce, il Suo trionfo sulla morte, e la Sua ascensione nella gloria, sono registrate negli Evangeli.

Le Epistole stabiliscono per il credente e sotto forma di dottrina, le conseguenze dell’opera compiuta dal Salvatore, innalzato presentemente alla destra di Dio nell’attesa di manifestarsi quale Giudice e stabilire il Suo regno sulla terra, come lo descrive l’ultimo libro del Nuovo Testamento: l’Apocalisse.

Tale è la rivelazione che ci è data dai 66 libri della Bibbia, e su di essi si fonda «la nostra santissima fede, che e stata una volta per sempre tramandata ai santi» (Lettera di Giuda verso 3).